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Roadtrip in Marocco – 4 e 5° giorno : dalle Gole di Dades a Skoura

Dopo una seconda notte più corta del previsto, ci rimettiamo in viaggio verso le celeberrime gole di Dades, pronti ad affrontare la vertiginosa strada di montagna vista in foto.

Tante le Kasbah che ci accompagnano lungo la strada, così come i villaggi arroccati sulla montagna. Non c’è tantissima strada che separa le gole di Todra da quelle di Dades, così prima dell’ora di pranzo siamo già arrivati.

In effetti la strada ha diversi tornanti ma è abbastanza larga, le curve sembrano permettere sia ad autobus che ai camion di poter manovrare e quando arriviamo siamo tra i pochi che passano di lì. Con questa premessa arrivare in cima a questa strada spettacolare è un gioco da ragazzi. Raggiunto il punto panoramico, la terrazza di un bar-ristorante/negozio souvenir, facciamo i nostri scatti e non ci tratteniamo a mangiare dopo aver pagato delle cartoline quasi più di quanto le avremmo pagate in Europa.

Riscendiamo per la stessa strada e ci fermiamo a pranzare presso un ristorante/hotel adocchiato all’andata. Chez Pierre, come indica il nome, è stato creato da un francese di nome Pierre, ma da allora la gestione è cambiata. Essendo luglio bassa stagione in questa regione interna e meridionale del Marocco, ci troviamo (non scontenti) ad essere gli unici clienti a tavola.
Quando apriamo il menu scopriamo inoltre con grande piacere che questo offre piatti di ispirazione francese. Non fraintendiamoci, possiamo vivere benissimo senza mangiare piatti della cucina francese, ma poter mangiare qualcosa di diverso rispetto alla solita tajine ad un certo punto è un vero sollievo. In viaggio mangiamo spesso presso ristoranti o hotel e, pensando di fare cosa gradita, i responsabili propongono esclusivamente i piatti tradizionali più noti (tajine di pollo al limone, tajine di manzo alle prugne, couscous, insalata marocchina) ed è apprezzabile… ma non tutti i giorni per tre settimane di fila.

Pranziamo circondati da una vegetazione rigogliosa mentre degli spettacolari uccelli dal manto blu ci volano attorno cinguettando, dopodiché raggiungiamo la piscina per un po’ di relax.

Dopo esserci rifocillati, con le batterie di nuovo cariche, prendiamo la direzione di Skoura, dove abbiamo deciso di passare due notti, per non dare un ritmo troppo accelerato a questo viaggio.

Arriviamo, bassa stagione, pochissimi clienti e il responsabile ci lascia scegliere la nostra camera preferita. Una volta sistemati i bagagli scegliamo di restare a bordo piscina, almeno fino al tramonto, perché il caldo è troppo forte per andare in giro sotto il sole

A sera ceniamo sul posto. Il posto e la piscina sono incantevoli, tuttavia la tajine è una delle meno buone mai mangiate in Marocco. E ne abbiamo mangiate un certo numero per poter giudicare in quasi due anni… In compenso, la cena a bordo piscina, con un cielo rossastro che si riflette nell’acqua, è uno spettacolo per gli occhi.

L’indomani mattina, andiamo a visitare la Kasbah Amidril, un « castello » risalente al XVII° secolo restaurato in diverse occasioni.

Una Kasbah è un castello costruito secondo tecniche berbere ancestrali. Uno Ksar (o ksour al plurale) è invece un villaggio costruito allo stesso modo, spesso nei pressi della Kasbah del pascià della regione. La regione che attraversiamo potrebbe essere rinominata « la strada delle kasbah » tante ce ne sono, tra costruzioni di tipo tradizionale e hotel e ville che ne imitano l’architettura ancestrale.

Gli edifici essendo in terra, paglia e legna, pur con la poca pioggia della zona, necessitano una manutenzione costante per poter conservare lo splendore di un tempo. Gli ingressi alla Kasbah Amridil sono due e separati tra loro, ognuno si presenta come quello autentico e originale, screditando l’altro e col risultato che dovrete pagare due biglietti se volete scoprire la kasbah nella sua interezza. In realtà l’ingresso a destra ci è sembrato il più autentico tra i due ma quello a sinistra merita anch’esso, su uno stile che ricorda la tradizione dei riad con un giardino centrale, che di norma non esiste nelle kasbah. Da sapere : anche con 40° all’interno la temperatura è gradevolmente fresca  in questo tipo di edifici. L’architettura tradizionale aveva pensato a tutto : dei fori presenti ovunque nelle spesse mura permettono la circolazione dell’aria come un vero e proprio sistema di « aria condizionata berbero ».

Mezzogiorno : complice la bassa stagione il ristorante su cui avevamo puntato è chiuso, chiediamo allora consigli in giro e ci viene consigliato « le patron barbu» dal quale – si  dice – potremo assaggiare il miglior couscous di tutta Skoura. Il caso vuole che sia venerdì’, giorno del couscous per antonomasia, e ci decidiamo a provare. Lo troviamo senza difficoltà viste le piccole dimensioni della città. In effetti il proprietario ha una lunga barba, un grande sorriso accogliente e parla perfettamente francese. Il couscous poi è delizioso come quelli che si possono gustare presso una famiglia marocchina, niente a che vedere con quelli dei ristoranti.

Una pennichella è d’obbligo nelle ore più calde del pomeriggio, dopodiché andiamo ad esplorare il palmeto. A due passi dal centro di Skoura, una volta all’interno sembra di essere in un altro mondo : quello di Skoura è in effetti uno degli ultimi palmeti in Marocco ancora abitati. Ci sono ovviamente palme a perdita d’occhio ma anche tanti piccoli appezzamenti di terra coltivati con frutta e verdura e casette in terra battuta e paglia. Incontriamo dei ragazzini che tornano da scuola, altri che giocano a pallone e anziani che zappano la terra.

Uscendo dal palmeto il paesaggio si fa di nuovo estremamente arido, ma così affascinante che sfidiamo il caldo per ammirare le montagne all’orizzonte.

Questa tappa ci avrà lasciato dei ricordi unici… e centinaia di foto sulla carta memoria ! Dopo il palmeto proseguiremo l’avventura verso un’oasi e un’altra kasbah, famosa anch’essa tanto da essere stata classificata come patrimonio dell’umanità dall’Unesco.

Segue…

Tutte le foto del nostro road trip in Marocco :

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