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Roadtrip Marocco 6° giorno: Ouarzazate, Fint e Ait Ben Haddou

Dopo due giorni di relax intenso a Skoura, proseguiamo nella direzione di Ouarzazate. Al programma: sosta nell’Oasi di Fint, pomeriggio a Ouarzazate e notte a Ait ben Haddou. Ma i programmi sono fatti per essere cambiati e un incontro può bastare a sconvolgere una giornata di viaggio.

Ci avviamo verso la nostra meta, in un paesaggio sempre arido. La temperatura sale ancora questa volta e siamo contenti di avere una macchina climatizzata. Di solito ci piace viaggiare in treno ma per questo viaggio, e come vedrete soprattutto per raggiungere posti come l’Oasi di Fint, sarebbe stato impossibile senza una macchina.

Prima tappa: l’Oasi di Fint.

Attraversiamo Ouarzazate, che a prima vista sembra una città qualunque e poi prendiamo una pista che dovrebbe portarci all’Oasi se va tutto come previsto. In mezzo a nulla, o piuttosto sul bordo della pista polverosa, qualdo siamo già lontani dalla città e che non si vede nessuna abitazione e nessun albero all’orizzonte, spunta un uomo che chiede un passaggio. Fa caldissimo e se non ci fermiamo aspetterà forse ancora per lunghe ore perché qua nessuno passa. Per fortuna, non solo parla benissimo francese ma è anche un abitante dell’Oasi e ci può dunque indicare la direzione nonché la miglior pista per non bucare le ruote.

Parcheggiamo la macchina all’ingresso dell’Oasi e proseguiamo a piedi con Aziz che ci fa da guida. Vivendo sul posto, ci può raccontare tanti aneddotti sulla vita nell’Oasi ma anche sulle difficoltà incontrate dagli abitanti. L’Oasi di Fint si trova a 30 minuti in macchina appena da Ouarzazate ma nessun bus scolastico porta i bambini a scuola, nessun taxi accetta di recarsi lì per paura di daneggiare le gomme sulla pista. Quindi i bambini possono andare alla scuola elementare che si trova nell’Oasi ma dopo senza mezzi è complicato continuare la scolarità. Inoltre, quando piove d’inverno, un fiume si forma e blocca completamente gli abitanti poiché non c’è nessun ponte. Bisogna aspettare che riscenda l’acqua e nel frattempo non c’è né ospedale, né mercato, è l’autarcia completa. Aziz ci racconta che un giorno l’acqua è salita mentre una coppia di turisti erano nel paese e le autorità hanno mandato un eliccottero per venirli a prendere. Aggiunge con emozione che i turisti hanno rifiutato di salire, a meno che tutti gli abitanti possano essere evacuati con loro. Davanti al rifiuto delle autorità, sono rimasti nell’Oasi e hanno condiviso la vita degli abitanti per parecchi giorni.

Vivere da queste parti equivale a fare un salto nel passato. Aziz, con cui siamo rimasti in contatto, parla tra l’altro diverse lingue, apprese in compagnia dei turisti, ma non sa né leggere né scrivere, avendo lasciato la scuola molto presto.

Dopo un bicchiere di tè e un po’ di pane (tipo focaccia) con l’Amlou presso abitanti del posto restiamo al fresco dentro le quattro mura perché sotto il sole cocente ad attraversare l’oasi a piedi stavamo per raggiungere temperature record! Salutiamo Aziz e riprendiamo l’auto direzione Ouarzazate per un pranzo con orario spagnolo.

Ouarzazate

“Caro X, ti invito per il matrimonio di mio fratello…”

Qualche spiedino dopo andiamo a visitare la Kasbah di Taourirt risalente al XVII° secolo e classificata patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Prima di ripartire ci infiliamo nei vicoletti dell’adiacente medina, solo per dare un’occhiata veloce e comprare delle gomme da masticare in uno dei tanti negozietti minuscoli dove si trova di tutto. Almeno era ciò che pensavamo, fino a quando un uomo non ci ha chiamato…

Avendoci sentito parlare italiano tra noi, ci chiede se possiamo aiutarlo a scrivere una lettera e ci chiede di seguirlo. Mohamed non sembra saper leggere o scrivere nel nostro alfabeto e ha bisogno di scrivere ad un amico italiano per invitarlo ad un matrimonio. Comincia allora a dettare, in francese e Adelina trascrive accuratamente traducendo in italiano. Ne approfittiamo per fare conoscenza e chiacchierare nel suo salotto berbero / boutique da mille e una notte. Ci mostra poi in cosa sa destreggiarsi molto bene: delle splendide calligrafie in arabo con dettagli impressionanti che richiedono doti di infinita pazienza (le foto sono sul nostro album Facebook). Ci racconta la sua vita da nomade tra il sud del Marocco, il Mali e la Mauritania dove commercia articoli di artigianato del Sahara, questo inteso senza frontiere. Mohamed ci parla anche della sua famiglia, di sua moglie e dei suoi figli che vivono nel deserto e che raggiunge sei mesi all’anno con una lunga carovana di dromedari.

Ait Ben Haddou

Lasciamo Ouarzazate dopo questo ennesimo bell’incontro e arriviamo ad Ait Ben Haddou proprio al tramontare del sole. Attraversiamo rapidamente le stradine della medina per ammirare dall’alto della sua collina la celebre Kasbah, classificata Unesco e dove tra l’altro è stata girata una parte della serie Trono di Spade.

Fortunatamente a fine giugno qui è bassa stagione, perché a giudicare dal numero di negozi e negozietti, il resto dell’anno deve essere affollato di turisti. Ci ritroviamo quindi praticamente soli in cima alla Kasbah, a provare a scattarci una foto con l’autoscatto (con corsa inclusa). Quanti tentativi prima di riuscirci? Almeno un paio e anche tante memorabili risate!

Calata la sera, ceniamo nella Kasbah del simpatico Mohamed (Riad Tamdakhte) che ci propone un piatto tradizionale ma che cambia rispetto alle onnipresenti tajine: il pollo seffa, ossia dei vermicelli cotti al vapore, il tutto ricoperto da una spolverata di zucchero a velo, mandorle e cannella.

Concludiamo la giornata in bellezza, addormentandoci in una camera con vista sulla Kasbah Tamdaght, dove forse andremo l’indomani…

Continua…

Tutte le foto del roadtrip nel sud del Marocco:

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