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Un piccolo angolo di paradiso chiamato Folegandros

L’aliscafo SeaJets che doveva portarci da Amorgos a Folegandros è arrivato bagnato dalla luce dorata del sole al tramonto, ci siamo imbarcati per due ore di traversata, con un breve scalo a Santorini. Il forte vento che soffia su Amorgos ci ha fatto inizialmente temere un viaggio agitato, ma fortunatamente il mare è stato clemente e ci ha dolcemente cullati fino all’arrivo al porto di Folegandros. Lì ad aspettarci abbiamo trovato il tassista, che avevamo prenotato considerata l’ora tardiva del nostro arrivo e l’esistenza sull’isola di un unico taxi, meglio avvisarlo in anticipo quindi!

Attraversiamo un’isola immersa nel buio della notte, complici anche i vetri oscurati del mini-van e dopo un po’ siamo davanti al nostro piccolo appartamento, un antico ovile rinnovato conservando tutto il suo charme. Stasera torniamo un attimo in Italia con la cucina di un piccolo ristorante italiano gestito dalla padrona di casa,  prima di buttarci a capofitto sul letto.

Al risveglio, rimaniamo incantati dal luogo in cui siamo immersi, dalla sua tranquillità, la vista sull’orizzonte dove blu di cielo e mare si confondono. Non potendo far colazione nel nostro BedwithoutBreakfast, ci fermiamo poco distante, sulla piscina di un hotel che serve colazioni anche ai clienti esterni, ma ad un prezzo decisamente salato. Mentre torniamo, notiamo un cartello con su scritto “punto di consegna n°9” di un’azienda che noleggia scooter, e ne approfittiamo per chiamarli. Pavlos, il giovane proprietario della Donkey Scooters ci viene a prendere in macchina dopo pochi minuti e ci porta direttamente al suo centro noleggio, approfittando del passaggio per darci preziosi consigli sulle spiagge dell’isola. Anche qui, come ad Amorgos, bisogna essere titolari di una patente A per poter noleggiare uno scooter 125cc. Firmiamo, paghiamo e saliamo sul bolide alla scoperta di questa piccola isola delle Cicladi, scelta per la sua tranquillità e che sembra promettere bene…

Direzione la spiaggia Agios Nikolaos (San Nicola). Per arrivarci, lasciamo il nostro scooter/asinello al parcheggio della spiaggia di Agali e proseguiamo a piedi per circa mezz’ora lungo un sentiero con un panorama eccezionale sull’acqua trasparente e le piccole baie che ci porta fino alla nostra spiaggia. Ci posiamo tra i ciottoli e proviamo a piantare il piccolo ombrellino in preda al vento. Anche se a Folegandros il vento è meno impressionante che ad Amorgos, l’ha vinta sempre lui.

La natura però pensa al resto, offrendo un riparo dal sole fatto di alberi. Posiamo allora le nostre cose all’ombra delle Tamarici prima di tuffarci in quest’acqua fresca e cristallina. Quando è ora di pranzo, saliamo qualche scalino per accomodarci alla terrazza del ristorante Papalagi, con vista mare e spiaggia, e dopo un rinfrescante succo di anguria, proviamo degli involtini di riso in foglie di vite (dolmades), un tentacolo di polipo caramellato e del pesce alla griglia. Dopo tanto ben di Dio, il clima e la pace del luogo suggeriscono una pennichella, prima di tornare ad Ano Meria.

Alla sera, esploriamo la Chora di Folegandros, il paese più grande di tutta l’isola con le sue stradine animate, le enormi Bougainville che colorano le mura bianche e le sue piazze in cui si respira un’atmosfera rilassata e gioiosa. Ci fermiamo in un ristorante grazioso, con un personale molto simpatico, e dopo le specialità di pesce provate a pranzo, optiamo per uno dei piatti tipici locali: l’agnello. Folegandros è infatti un’isola molto rurale, dove molti abitanti conducono una vita semplice, fatta di campagna, e pur avendo delle spiagge eccezionali, gli anziani che incrociamo in sella ad un asino, che ci salutano da lontano con grandi sorrisi, non sono probabilmente mai andati a fare il bagno. La cucina locale è quindi più orientata su piatti di terra che di mare (con al menu anche il coniglio, che ci ricorda Ischia, e la la pasta fresca “matsata”).

Un piccolo dessert da Sweet Chora, dopo un bel po’ di tempo a scegliere il nostro preferito davanti alla vetrina, e torniamo in sella al nostro scooter. Il lato positivo dell’essere passeggero su un motorino consiste nel poter guardare in ogni direzione, per ammirare di giorno i paesaggi e di notte le stelle. Mai prima d’allora, neanche nella pur super stellata Lapponia delle aurore boreali, avevamo visto così tante stelle, e possiamo dire che Folegandros – dopo Amorgos – ci avrà fatto brillare gli occhi non poco. Ci posiamo sul muretto di fronte alla nostra camera e proviamo ad immortalare lo spettacolo offerto dalla Via Lattea. Non siamo fotografi di professione, il risultato è quindi solo un assaggio, poi consigliamo l’esperienza dal vivo!

Il mattino seguente, apriamo gli occhi e sentiamo un asino ragliare. Un’altra bella giornata si prospetta, stavolta andiamo a fare colazione nella Chora, al ristorante Pounta, che diventerà il nostro quartier generale. Cappuccino, premuta d’arancia, toast, yoghurt greco e frutta fresca: la giornata non può cominciare meglio di così!

Stavolta optiamo per la spiaggia di Livadaki, non lontano da Ano Meria. Avevamo letto che questa era accessibile sia a piedi che in barca ma quando chiediamo informazioni nei dintorni, il proprietario di una taverna ci dice che la si può raggiungere solo a piedi. Lasciamo lo scooter sul bordo della strada e ci incamminiamo per un sentiero di sassi e rocce che attraversa un paesaggio arido e deserto, andando con cautela visto che ai piedi indossiamo dei semplici sandali da spiaggia e cerchiamo di evitare di slegarci una caviglia in mezzo al nulla. Dopo circa 40 minuti, intravediamo l’incantevole spiaggia di ciottoli e cominciamo la discesa.

Un’ora di sentiero in totale, la pianta dei piedi indolenzita ma siamo arrivati in un luogo eccezionale. Ci sistemiamo sotto un albero e partiamo verso il refrigerio. Siamo in altissima stagione turistica (settimana di ferragosto) su una spiaggia con tutt’al più venti persone, un mare trasparente, dei pesci colorati che si divertono a nuotarvi fra i piedi, il posto è calmo, l’aridità del paesaggio circostante contrasta con il blu smeraldo dell’acqua. Ci sentiamo davvero privilegiati di trovarci in un luogo così unico. Tra un bagno, un’abbronzatura e un riposino una barca accosta, lascia qualche persona e ne riprende delle altre. La conferma che esiste anche la possibilità di arrivare via mare, ma dalla spiaggia di Agali. Alla fine del pomeriggio, non avendo portato delle scarpe da trekking, tradiamo il sentiero dell’andata con il battello.

Giunti ad Agali, abbiamo due possibilità: aspettare un’ora il prossimo autobus o incamminarci a piedi fino ad Ano Meria, a nord dell’isola. Optiamo per la seconda, con in più l’autostop. Dopo qualche minuto su una salita molto ripida, una ragazza si ferma e ci accompagna fino al paese, a poche centinaia di metri dal nostro scooter. 

Ci facciamo una doccia cercando di usare quanta meno acqua possibile, visto che, pur essendoci diversi hotel con piscina, Folegandros è un’isola molto arida dove l’acqua è un bene ancor più prezioso, che viene centellinato e consegnato con le autocisterne. Allora basta una notte in cui la consegna salta e bisogna far ancora più attenzione del solito. Torniamo poi alla Chora per scalare il sentiero bianco disegnato sulla collina, fino a raggiungere la chiesa ortodossa di Panagia. Situata in un punto strategico da cui è possibile ammirare gran parte dell’isola e la Chora dall’alto, oltre ad un belvedere per il tramonto. Non siamo ovviamente gli unici ad aver avuto quest’idea, ma riusciamo tuttavia a trovare un posticino perfetto sul bordo del sentiero, con i piedi nel vuoto, cogliamo appieno la magia di questi attimi e i colori che infiammano il paesaggio.

Il giorno seguente cominciamo quasi la giornata in modo identico alla precedente: la colazione di Pounta ci è piaciuta così tanto, idem per la spiaggia di Livadaki, non possiamo andare altrove, ci abbiamo lasciato un pezzo di noi quest’estate. La nostra ultima sera a Folegandros percorriamo le stradine meno frequentate della Chora, quelle più fuori mano, passiamo davanti ad una casa che sembra ospitare decine di alveari e poco più in là ci fermiamo ad un ristorante, Zefiros Anemos, il cui tranquillo giardino offre una veduta spettacolare sulla chiesa di Panagia.

Ci lasciamo tentare dal menù e proviamo dei ricci marinati con l’olio d’oliva, un carpaccio di tonno al lime e pepe rosa con una versione salata dei Loukoumades, di norma bignè dolci, qui rivisitati in una versione salata con formaggio fresco, pistacchi e pomodori secchi. Dopo questi « piccoli » assaggi, passiamo a delle triglie alla griglia profumate con rosmarino del giardino e proviamo la Matsata, un piatto di pasta fresca tipico di Folegandros. O meglio, una versione rivisitata dove le tagliatelle sono sostituite dalle zucchine, e dei gamberoni con una salsa a base di Ouzo (digestivo tipico delle Cicladi). A voler assaggiare tutto finiamo per non aver quasi più spazio per il dessert… abbiamo detto quasi! Riusciamo a trovare il posto per una leccornia chiamata Καρπουζένια (Karpouzenia) un dolce tipico di Folegandros a base di anguria, miele e cannella. 

Ci perdiamo con piacere tra le stradine per impregnarci di questa atmosfera perché il giorno seguente, dopo una breve sosta a Santorini, un pranzo con vista Caldera e qualche ora d’attesa in piedi davanti all’ingresso del minuscolo (ma utilissimo) aeroporto strapieno, torniamo alla nostra home sweet home in Marocco, con tanti bei ricordi di momenti magici e la sensazione che – in sha Allah – un giorno torneremo a Folegandros.

= Info utili =

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Tutte le nostre foto di Folegandros

 

 

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