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Isole greche: non solo Mykonos e Santorini, benvenuti ad Amorgos!

Tre anni fa eravamo stati alle isole più famose delle Cicladi: Santorini e Mykonos ed eravamo rimasti letteralmente innamorati dei loro paesaggi aridi, dei tramonti rosso fuoco, delle spiagge deserte (si, ne avevamo trovate anche a Mykonos!) e del mare cristallino, per non parlare della cucina greca e dell’accoglienza calorosa che ci ha lasciato un ricordo indelebile di quei giorni. Ci eravamo promessi di tornare alle Cicladi, stavolta per scoprire qualche isola meno conosciuta e frequentata. Quest’estate siamo riusciti a mantenere la promessa e abbiamo fatto i biglietti per due isole meno conosciute: Amorgos e Folegandros, ma… saranno all’altezza dei nostri ricordi?

Lasciata Ischia, abbiamo messo quasi 24 ore per raggiungere la nostra destinazione, dopo due navi, un treno, un aereo e parte della notte passata a cercare di dormire sul bordo di una finestra interna dell’aeroporto di Roma Fiumicino. Dopo questo viaggio epico, siamo sbarcati ad Amorgos con l’aliscafo SeaJets proprio all’ora del riposino pomeridiano… quale miglior momento? Appena il tempo di goderci il panorama sul porto di Katapola dal nostro balcone dopodiché Morfeo ci ha rapiti ZzZzZzZz

Freschi e riposati, saltiamo a bordo del nostro scooter noleggiato sul porto di Katapola e ci dirigiamo verso Aegiali, paese situato a nord dell’isola. Arriviamo giusto in tempo per il tramonto sul piccolo porticciolo dopodiché esploriamo questo caratteristico borgo entrando nel cuore del paese.

Ad accoglierci, come in un film o una cartolina, le strade ciottolate, i tavoli con le sedie in legno all’aperto, e un’atmosfera da movida molto calorosa. Per il primo pasto in terra greca, ci fermiamo in un locale che ci attira come una calamita, attirati dal buon odore e dall’originale decorazione del luogo: il ristorante Falafel.

Brindiamo con una limonata fresca a base di menta e zenzero alla promessa mantenuta, a noi, alla Grecia, al futuro e ci ingozziamo assaporiamo una succulenta Lahmacun – da noi nota anche come pizza turca – alle cipolle verdi, piccoli fagottini con feta e finocchio in pasta filo, una fresca insalata estiva e… le immancabili falafel, per finire su una deliziosa cheesecake fatta in casa seduti attorno ad un pallet in legno trasformato in tavolino.

Secondo giorno ad Amorgos, il primo dilemma: che spiaggia scegliere? La pensione in cui abbiamo pernottato ha una vista da sogno e una bella terrazza piena di bouganville in fiore, unico neo: la pompa di benzina sottostante i cui odori di benzina giungono al naso super sensibile della nostra Fork, dissuadendoci dal fare colazione lì.

Sul porto di Katapola, c’è solo l’imbarazzo della scelta, ci fermiamo alla terrazza di uno dei numerosi bar con vista mare e cominciamo la giornata con uno stuzzicante (e gigantesco) Bougatsa, che ci ricorda tanto il Galaktoboureko, mentre davanti a noi scorre la processione religiosa dedicata all’Assunzione , come il 15 Agosto di ogni anno.

Finita la colazione e la processione di barche nel porto, saliamo su una barca taxi direzione Maltezi, una piccola spiaggia di cui la metà è libera e l’altra equipaggiata lettini. E’ decisamente la spiaggia dei fannulloni: facile da raggiungere, con ombrelloni, lettini ed un piccolo chiosco bar…  Fieri della nostra voglia di dolce far niente.

A mezzogiorno, la sabbia brucia sotto i piedi, ogni mezz’ora arrivano il taxi boat porta altre persone e la spiaggia pian piano si riempie. L’acqua è cristallina e alquanto fresca (se compariamo con quella di Ischia). Qualche centinaio di metri più in là, ecco un piccolo gioiellino: la chiesa di San Panteleimon, bianca e blu, come poggiata lì, sul bordo del mare.

Quando la giornata sta per volgere al termine, riprendiamo la barchetta per il porto e andiamo a trascorrere la serata nel cuore dell’isola, alla Chora, in una posizione sopraelevata e storicamente strategica.

Su una collina, ricoperta letteralmente di mulini a vento, a Chora ritroviamo l’anima delle Cicladi con le sue casette bianche dalle porte blu, gli angoli all’ombra e i suoi campanili. A sovrastare il paese e le colline circostanti, un’enorme roccia fa capolino. Avvicinandoci, capiamo che si tratta del Kastro, Castello roccaforte (o quel che resta) costruito dai veneziani nel XIII° secolo. Da sù vediamo scendere un ragazzo che tiene in mano un pesante mazzo di grosse chiavi in ferro, gli chiediamo se possiamo salire per ammirare il panorama dall’alto e gentilmente ci presta le chiavi, ma solo Map riuscirà a sfidare le raffiche di vento che sfiorano i 100 km/h per salire le ripide scale scavate nella roccia e aprire la porta con vista con un panorama da togliere il fiato – a meno che non sia il vento…

Tornati tra i vicoli della Chora, ci mettiamo ad aspettare pazientemente il nostro turno davanti a Transistoraki una taverna/ristorante molto popolare che i clienti attendono il loro turno con delle palline numerate del “Begleri” (μπεγλερι) un gioco tradizionale greco , variante del Komboloi. Conquistati dall’enorme scelta di antipasti, cerchiamo di non sconvolgere il cameriere ordinando una sfilza di leccornie vegetariane della cucina greca a base di melanzane, pomodori, Feta e legumi, per terminare con un bicchierino di Raki, il liquore tipico locale.

Dopo cena cominciamo il nostro giro delle boutique caratteristiche con quello di un pittore che ha il suo laboratorio all’interno del negozio, le sue creazioni spaziano dai paesaggi alle icone religiose e scopriamo che è opera sua quella che si trova all’ingresso del famoso monastero che abbiamo in programma di visitare l’indomani. Ne approfittiamo per comprare qualche souvenir da regalare ai  nostri cari, pitture su ciottoli o tela di dimensioni molto ridotte e leggere, pratiche da portare in valigia.

Il giorno dopo abbiamo voglia di scoprire una nuova spiaggia. Ad Amorgos il vento è un elemento da prendere in seria considerazione nella scelta della spiaggia. Maltezi è gradevole e riparata ma pur volendo trascorrere della vacanze nel segno della pigrizia, la voglia di scoprire altro c’è e, seguendo i consigli degli abitanti del posto, optiamo per Agia Anna, sulla costa orientale. Proprio in queste acque è stato d’altronde girato il famoso film di Luc Besson Le Grand Bleu. 

Qui in effetti il vento c’è, la spiaggia è molto piccola, ma carina. Qualche metro di sabbia a riva e poi ciottoli e scogli… cerchiamo un posto ancora libero e finiamo per sistemarci sul tetto dello spogliatoio, probabilmente il posto più comodo di tutti. Blocchiamo i teli da spiaggia e i vestiti con dei grossi sassi per evitare che volino via e ci tuffiamo in questo grande blu eccezionalmente trasparente. Tornati in spiaggia… sorpresa! Nonostante i pesi, una raffica più forte delle altre ha fatto incetta di vestiti e i bagnanti si ritrovano a cercarli in mare o tra gli scogli a molti metri di distanza. Tra questi, la polo verde di “Mr Map”…. se avvistate un delfino con una maglietta verde fateci un fischio 😉

   Insalata greca e Spanakopita

Decidiamo di andare alla scoperta del sud dell’isola e lo scooter per questo è indispensabile. I paesaggi sono meravigliosi, così aridi che non si vede l’ombra di un albero ma solo macchia mediterranea, cespugli ed arbusti, senz’altro a causa delle scarse precipitazioni, ma sicuramente anche per via del forte vento, visto che i pochi arbusti che incrociamo, crescono secondo la forma data loro da Eolo. Ah si, l’avrete capito, ad Agosto qui ad Amorgos c’è un vento pazzesco che non ha nulla da invidiare alla famosa bora triestina! Le raffiche sono così forti da spingere uno scooter con due persone deviandone la traiettoria. Quando arriviamo ad Arkesini ci sentiamo quasi artefici di un’impresa e cerchiamo la ricompensa da Ston Pyrgos una classica taverna greca in mezzo al verde, dove però, vista l’ora pomeridiana, ci limitiamo al dolce, un gustoso banoffee fatto in casa.

Ci rimettiamo in sella in vista della visita al Monastero ortodosso di Hozoviotissa, non distante dalla spiaggia di Agia Anna, che apre le porte ai visitatori al mattino e nel tardo pomeriggio dalle 17 alle 19.

Situato a 300 metri sul mare, l’edificio di diversi piani è profondo solo dieci metri, ed è stato costruito scavando nella roccia a picco sul mare. La leggenda vuole che gli operai responsabili della costruzione del monastero dopo ogni giornata trascorsa alla costruzione di questo, l’indomani trovavano quanto da loro costruito totalmente distrutto. Stanchi di ricominciare all’infinito, chiesero un segno alla Madonna dopodiché il giorno seguente uno di loro trovò gli attrezzi da lavoro incastrati sulla parete rocciosa.  Capirono quindi che quello era il segno che stavano aspettando e costruirono il Monastero in questo posto così impervio. La leggenda non svela come siano riusciti in un’opera così ardua ma il risultato è davvero sbalordente.

Non abbiamo potuto scattare   foto all’interno del Monastero, tranne poche eccezioni, una di queste è stata all’ingresso, dove abbiamo immortalato un’antichissima cappella votiva risalente a molti secoli fa. Non dimenticate di indossare vestiti larghi e lunghi, per le donne solo gonne lunghe (i pantaloni non sono ammessi) e sarete accolti da un simpaticissimo monaco che vi offrirà anche un bicchierino del famoso Raki (che dopo 300 scalini non si rifiuta!)

Terminata la visita, l’orologio ci ricorda il nostro appuntamento con l’aliscafo per la prossima isola greca! Prendiamo i bagagli, restituiamo lo scooter sul porto di Katapola e attendiamo SeaJets per Folegandros all’ombra di una terrazza degustando un tipico dolcetto greco.

NB: Attenzione! la normativa greca è diversa dal resto d’Europa per quanto riguarda la possibilità di guidare uno scooter/moto 125cc con la patente B. In Grecia infatti c’è bisogno della patente A anche per i 125cc (mentre da noi vale solo dai 150cc in su). E ad ogni modo, prima di noleggiare uno scooter ad Amorgos, meglio avere dimestichezza in quanto le raffiche di vento possono essere molto pericolose per i principianti.

 

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