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Road trip nel nord del Marocco: Tetouan e Chefchaouen

Dopo un salto a Ceuta per un bel tuffo nel mediterraneo, rieccoci in Marocco, pronti ad un road trip nel nord del paese.

Ritiriamo una Fiat Panda all’aeroporto di Tangeri (noleggiata su Auto Europe) che ci porterà prima a Tetouan, poi a Chefchaouen, per poi attraversare paesaggi unici in direzione Fès.

Patente? ok! Contratto? a posto! Specchietti sistemati, GPS e aria condizionata funzionante.

Si parte!

Tetouan

Dopo un’ora, direzione sud-est, siamo a Tetouan. Lasciamo l’auto in un parcheggio a pagamento, visto il traffico e la folla presente ad ogni angolo, e che aumenta mano a mano che ci avviciniamo al centro. Le donne che tornano dal mercato e i clacson frenetici misurano la temperatura e il fermento nell’aria… Siamo infatti all’ultimo giorno del Ramadan 2017 e la popolazione è indaffarata a terminare le ultime compere per le festività che celebrano la fine del mese sacro (Aïd elFitr).

I palazzi sembrano quasi tutti risalire all’epoca coloniale, con le facciate eleganti di un’altra epoca e i balconi che ricordano la Spagna. Altro elemento che testimonia il legame, ancora oggi presente, con l’ex colonizzatore spagnolo, sta nella lingua. Se a Meknes, Fès, Rabat e nel resto del Marocco si può facilmente comunicare in francese, qui è lo spagnolo ad essere la seconda lingua, dopo il Darija ( l’arabo marocchino).

Eccoci all’ingresso della medina, che con le sue casette, sembra scolpire di bianco la collina che la sovrasta. Ci infiliamo nel dedalo di stradine che la compongono e dopo qualche minuto ci ritroviamo in un mercato delle pulci che sembra non avere fine. Qui i Nokia 3310 accompagnano vecchie bambole, canne da pesca, pezzi di ricambio per auto o lavatrici, lavastoviglie, vecchi computer e chi più ne ha più ne metta.

Rimaniamo sorpresi nel rivedere oggetti che in Europa sono ormai introvabili e ci ricordano gli anni di scuola. La cosa ci fa riflettere anche alla società del consumo occidentale e come l’obsolescenza di un prodotto sia qualcosa di totalmente relativo. Ad ogni modo ora sapremo che se un giorno qualcuno ci dirà che determinato apparecchio non è più riparabile o un pezzo di ricambio introvabile, nella medina di Tetouan non dovrebbero esserci difficoltà nel trovarlo.

Dopo questa lunga serie di oggetti disparati esposti per terra, le nostre papille apprezzano l’ingresso nella zona alimentare, altrettanto densa di commercianti e clienti. C’è solo l’imbarazzo della scelta visto il numero di pasticcerie che si susseguono e che propongono decine di varietà diverse di biscotti alle mandorle, arachidi, noci, o al miele… e che fanno la gioia di numerose api che svolazzano da un dolce all’altro. Ma noi non siamo da meno… approfittiamo dell’occasione per comprare qualche specialità e la scelta si rivela piuttosto complessa vista tanta abbondanza!

Chefchaouen, la città blu

Usciti dalla Medina, ci riposiamo qualche minuto ad ammirare la bella piazza e riprendiamo l’auto in direzione Chefchaouen. Olivi a perdita d’occhio, colline soleggiate e persino un’enorme lago, i paesaggi che si alternano sono splendidi, al punto da volerci fermare ogni cinque minuti per scattare foto, ma se vogliamo arrivare prima di cena a destinazione, ci conviene limitare le soste. Dopo un’ora ci siamo, il tempo di chiedere indicazioni ai passanti, visto che il GPS non conosce la strada dell’albergo, e parcheggiamo l’auto nell’unico posto disponibile (riservato ai clienti dell’hotel). Una volta fatto il check-in, facciamo persino in tempo per salire sul tetto e goderci un favoloso tramonto sulla città blu del Marocco.

Proviamo a chiamare, uno dopo l’altro, i ristoranti da noi selezionati per cena ma… è una lunga serie di “ci dispiace, siamo chiusi per le festività” e queste durano due giorni, proprio come il nostro soggiorno. Non disperiamo e ci diciamo che finiremo per trovare qualcosa di accettabile, anche se vorremmo evitare di finire in uno dei tanti ristoranti per turisti.

Fortunatamente il receptionist della Residence Hotel Chez Aziz corre in nostro aiuto e riesce a trovare qualcosa che fa per noi (e per voi!) La città è silenziosa e deserta, visto che tutti sono in casa a mangiare e celebrare la fine del digiuno ma anche dei turisti sembra persa quasi ogni traccia…

Dopo una notte estremamente corta e agitata (per la baldoria dovuta alle festività) cominciamo la giornata con una deliziosa colazione servita in camera. La struttura in cui dormiamo non dispone di camere tradizionali ma di comodi monolocali, con tanto di cucina e salottino marocchino tradizionale. C’è persino un caminetto (ne avevamo già visto uno al ristorante della sera prima) segno che l’inverno a Chefchaouen è piuttosto freddo.

Stavolta si parte per davvero, macchina fotografica alla mano, per scoprire e immortalare i più begli angoli della città vecchia. Fino a qualche settimana fa, non eravamo certi che venire a Chefchaouen fosse una buona idea, per timore di finire in una “trappola per turisti”, un posto finto, privo di qualsiasi autenticità, sicuramente influenzati dal vedere sempre le stesse identiche foto di muri azzurri, vasi fioriti colorati e ragazze che enormi cappelli su social network come Instagram.

Una volta sul posto però, se è vero che i turisti non mancano e che si nota come gli abitanti siano abituati a tale presenza, non abbiamo mai avuto l’impressione di trovarci in una palla di cristallo, separata dal mondo reale. Allo stesso tempo, la presenza dei turisti porta anche ad effetti positivi: di tutte quelle visitate in Marocco finora, la Medina di Chefchaouen è senz’altro la più pulita di tutte, senza immondizia in giro e dove persino i gatti sembrano godere di un trattamento privilegiato!

Come a Moulay Idriss di cui vi abbiamo già raccontato su questo blog, anche Chefchaouen era off-limits per i non musulmani fino agli inizi del 1900. Nota come “la città blu” (o azzurra), ci siamo incuriositi e abbiamo chiesto agli abitanti del posto se i muri della città fossero sempre stati tinti con il colore del cielo.

Ci è stato detto che la tradizione è antica, i muri venivano ricoperti di calce per una questione di igiene nonché per allontanare gli insetti. L’indaco è stato poi aggiunto dagli ebrei che si rifugiarono in città all’epoca della Reconquista spagnola. Se oggi tutti i muri sono colorati d’azzurro, molti lo erano già 40 anni fa. A rendere celebre la città nel mondo ci hanno poi pensato gli Hippie negli anni sessanta del secolo scorso, attirati qui dalla facilità con cui, in questa regione, ci si poteva procurare la canapa. Oggi questo non è più il motivo che attira tanti turisti in questo bel posto e agli abitanti fa piacere essere riusciti a scrollarsi di dosso questa vecchia immagine.

Cosa aggiungere sulla città? Le foto parlano da sole. La medina è un incanto, ogni vicolo, ogni porta fa concorrenza a quella successiva per attirare l’occhio e la macchina fotografica. Anche se inizialmente eravamo un po’ preoccupati dall’apprendere che quasi tutti i ristoranti fossero chiusi per la festa di fine Ramadan, alla fine siamo stati più che felici di scoprire la città durante l’Aïd elFitr perché questa era particolarmente calma e i turisti quasi introvabili.

Attraversando tutta la medina, ci siamo ritrovati a Ras el ma (letteralmente la testa dell’acqua) una sorgente che sgorga in cima alla città. Vedendo dei bambini fare il bagno approfittiamo anche noi per rinfrescarci, immergiamo i piedi, ma anche d’estate, l’acqua è così fredda (10/15°C) che ci fermiamo alle ginocchia.

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Il giorno seguente salutiamo Chefchaouen e ci rimettiamo in macchina, direzione Fès (prendendo la strada statale n13 via Ouazzane), ci fermiamo numerose volte per ammirare il paesaggio che cambia in continuazione.

Lasciamo le montagne del Rif alle nostre spalle, attraversiamo foreste di sughero, zone aride, colline che sembrano dune del deserto, ma che in realtà sono campi di grano già raccolto, poi una diga e l’azzurro del lago artificiale che in questo scenario, sembra quasi il miraggio di un’oasi all’orizzonte, o ancora distese paludose, riparo per centinaia di uccelli, e terminando, poco prima di raggiungere Fès, sugli oliveti a perdita d’occhio della regione di Tafilalet.

Dove mangiare a Chefchaouen?

(durante l’Aid el Fitr, ma non solo)

Come scritto sopra, trovare qualcosa di buono e aperto durante la festa di fine Ramadan è stata un’impresa, ma da:

  •  Tissemlal / Casa Hassan abbiamo mangiato ottimo cibo ad un prezzo giusto, in un’atmosfera elegante e rilassata. Lo consigliamo, oltre che per la bontà del suo cibo anche per sostenere un ristorante che si impegna a mettere a tavola ingredienti locali, pagare il giusto ai produttori, e difendere un’agricoltura sostenibile. Tutti valori in cui crediamo fortemente anche noi.
  • Aladdin, ristorante con molte scale su più piani, (e un’ingresso sul retro che non tutti potrebbero notare) ma che ha il vantaggio di avere un bellissimo panorama sulla città e un discreto rapporto qualità prezzo.

…E dove no

  • Ci è stato sconsigliato (come prevedibile) di entrare in uno dei numerosi ristoranti presenti sulla piazza Houta el Hammam, ma le grandi tavolate con tanto di camerieri all’ingresso e i menu turistici con decine di opzioni non sono mai stati in cima alle nostre preferenze..

Auto, treno o taxi condiviso?

Per chi, come noi che abbiamo deciso di non possedere alcuna automobile, quella noleggiata con Auto Europe si è rivelata un’ottima scelta con un prezzo decisamente accessibile! Per noi è la soluzione ideale in questi casi, dato che la rete ferroviaria marocchina non permette di raggiungere Tetouan o Chefchaouen in treno, e l’alternativa sarebbe stata qualche ora di viaggio a sei in un taxi collettivo o in bus turistico, senza alcuna libertà e con un comfort decisamente inferiore.

Dove dormire a Chefchaouen?

Noi siamo stati molto bene da Aziz, qui prezzi e prenotazioni

L’itinerario del road trip nel nord del Marocco da Tangeri a Fès

Tutte le foto del Road Trip

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