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A piedi, a cavallo o in racchette, esploriamo il Moesano – 1° parte

A due passi dall’Italia, a sud delle Alpi Svizzere c’è il Moesano, nel Canton Grigioni e al confine con il Canton Ticino con cui condivide il clima oltre che la lingua e la cultura. Zona di transito importantissima sin dall’era preistorica come asse nord sud nelle Alpi in alternativa al Gottardo il Moesano prende il nome dal fiume Moesa che attraversa le sue valli.

1° giorno: escursione in racchette nella Val Calanca e notte a… San Vittore

La nostra tre giorni alla scoperta del Moesano comincia dalla Val Calanca che insieme alla Mesolcina forma questa regione. A pochi minuti di auto da Bellinzona, dopo aver preso la strada che da Grono sale verso Rossa, attraversando enormi boschi e suggestive pareti rocciose arriviamo al piccolo paese di Augio dove ci fermiamo davanti ad una meravigliosa cascata di ghiaccio baciata dal sole e approfittiamo del grazioso ristorante lì di fronte per rifocillarci in modo da avere tutte le forze necessarie all’attività sportiva che abbiamo previsto per il pomeriggio.

Dopo un delizioso pranzo a base di cervo e polenta rigorosamente locali infiliamo le tute da sci e le racchette con la voglia di scoprire questa meravigliosa valle italofona dei Grigioni. Alla nostra prima volta in questa attività prendiamo rapidamente confidenza e la passeggiata nella neve si rivela più semplice di quanto potesse inizialmente sembrare. Ciaspole nella neve, prendiamo la direzione di Rossa, verso nord e man mano che ci addentriamo nella natura ne assaporiamo tutti i suoi aspetti ammirandone le numerose cascate ghiacciate che disegnano il paesaggio e riuscendo persino ad avvistare dei camosci, habitué della valle insieme a Stambecchi e Cervi.

Dopo due ore di questa magnifica escursione e un bel thé alla menta è il momento del “trasferimento a San Vittore”. No, non eravamo in permesso premio. Questo è infatti il nome del primo villaggio della Mesolcina per chi viene da sud.

Giunti sul posto veniamo subito attirati da una Torre bianca (San Lucio) ed è in uno dei vicoletti lì dietro, forse complice la consonanza veneziana del nome (Cà di Sciavatin) che caschiamo su un Bed & Breakfast molto carino e rustico.

La sera ci lanciamo alla scoperta di questo piccolo ma grazioso paesino che per l’architettura delle sue casette ne ricorda tanto uno delle nostri valli del nord Italia. Chiese e cappelle sono praticamente ovunque, quasi a voler testimoniare la lunga storia di questo territorio, caratterizzato anche dalla presenza dei caratteristici “grotti” dove fermarsi per assaggiare prodotti tipici locali come il prosciutto dei Grigioni o il formaggio.

Sarà stata l’attività fisica pomeridiana unita al parlare di cibo locale sta di fatto fatto che dopo un po’ lo stomaco comincia a farsi sentire e “Fork” l’ottima bussola culinaria che mi accompagna consiglia di recarci a Lostallo, sulla sponda destra del fiume Moesa. Lì infatti lo chef Alan Rosa, volto noto in Svizzera per la partecipazione alla trasmissione televisiva “Piattoforte” porta avanti quella che è una importante tradizione di famiglia al Ristorante Groven

Rimaniamo subito sorpresi dalla larga presenza di pesce nel suo menu, cosa per noi inusuale in un posto di montagna ma la sorpresa è doppia nello scoprire che oltre ad averne tanto questo è anche squisito.

2° giorno: Il veterinario che divenne allevatore

Il secondo giorno, mentre passeggiamo a Lostallo siamo attirati da un allevatore che con grande maestria guida il suo cane da gregge con pochi e “semplici” comandi. Ci avviciniamo per fare qualche foto e facciamo conoscenza. Lui è Alberto, forma cani da gregge oltre ad essere veterinario/allevatore con una vera passione per la propria terra. Insieme alla moglie Elena, anche lei veterinaria gestiscono un’azienda agricola e un allevamento estensivo (Creusc Farm).

Vedendoci incuriositi ci invita a casa sua lì vicino e già questa mi da una istantanea di quelle che sono le sue priorità (la casa è quasi interamente in legno e costruita rispettando i criteri del basso impatto ambientale e massimo risparmio energetico).

Sorseggiando un caffè Alberto ci racconta la sua “riconversione:” da veterinario a tempo pieno quale era è passato in una decina di anni all’attività di agricoltore/allevatore e ciò per una questione di stile di vita. Certo, ci dice “a livello economico può sembrare una scelta controcorrente ma non tutto è monetizzabile. Quanto vale poter fare colazione con i propri figli?” Come dargli torto!

Dopo un’interessante chiacchierata Alberto ed Elena ci mostrano le loro pecore scozzesi dalla testa nera (ne hanno una settantina), razza che avevamo conosciuto qualche mese prima durante il nostro viaggio in Scozia. Queste oltre a produrre ottima carne (come testimonia l’apprezzamento di chef rinomati quale Andrea Caminada del Schaunstein Schloss) tutelano il territorio composto in larga parte da selve castanili (boschi di castagni) che si trovano in queste valli permettendo all’agricoltura di gestire superfici in modo ecologico garantendone al contempo l’eccezionale biodiversità.

Nel Canton Grigioni del resto l’attenzione ad un certo tipo di produzione è molto presente se si considera che il 70% delle aziende opera nel biologico e non esiste produzione intensiva né orticoltura.

Continua… 

Articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano

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