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Scampagnata golosa nella Valle di Munster (Alsazia)

Ad appena un’ora di strada a sud di Strasburgo c’è la valle di Munster, una delle più belle d’Alsazia. Entriamo nella valle dopo aver lasciato l’autostrada all’altezza di Colmar e dopo i primi paesini in collina che ricordano le verdi valli svizzere, ci fermiamo a Metzeral.

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Qui, a ridosso dei Vosgi, su una collina che domina il paese, sorge la Chiesa di Emm (da Emma, nipote dell’Imperatore Carlo Magno che, secondo la Canzone di Orlando, aveva l’abitudine di cacciare da queste parti). In arenaria rossa come la Cattedrale di Strasburgo, fu costruita dopo la prima guerra mondiale dove, fino al 1915 era presente una cappella del quindicesimo secolo distrutta durante la guerra, in memoria alle vittime della battaglia di Metzeral che ebbe come triste scenario questi stessi luoghi.

Una volta dentro siamo letteralmente abbagliati dalla luce dei marmi bianchi di Carrara dell’Altare dopodiché ammiriamo le grandi vetrate colorate, le statue in legno, i marmi rosa di Siena e l’imponente organo, tutto in legno e con un funzionamento esclusivamente meccanico di cui scopriamo ogni segreto grazie all’organista lì presente a ripetere.

DSC_4314-picQuando le campane rintoccano i dodici colpi di mezzogiorno riprendiamo l’auto per salire sulle alture di Sondernach dove ritroviamo la neve che pensavamo lasciata per quest’anno in Scandinavia. Dopo qualche chilometro e venti minuti sempre più immersi nella natura rigogliosa, ci fermiamo per pranzo alla Ferme Auberge di Sondernach Ried. Letteralmente “fattoria-ristorante” questo tipo di attività è molto diffusa in Francia e ha la particolarità di servire principalmente cibi preparati con ingredienti di produzione propria (dalle verdure alla carne passando per le erbe aromatiche.

Il paesaggio sulla valle soleggiata con la neve che ancora copre gran parte delle colline, le anatre, oche e il gallo che canta ci danno il benvenuto alla fattoria. All’interno, un arredamento rustico e nella pura tradizione alsaziana con tanto di antica stufa a legna.

DSC_4350-picAl menù, rigorosamente biologico oltre che locale, zuppa di zucca dolce con porri, patate e carote accompagnata da crostini e pane fatto in casa. Il menù della fattoria propone a Map le bouchées à la reine con carne di vitello e salsa accompagnati da nüdla, gli spaghetti freschi alsaziani.  In cucina si sperimenta anche un’alternativa vegetariana, assaggiata da Fork: un hamburger di ceci su un pain perdu, ammorbidito dal bibeleskaes, un formaggio fresco condito con aglio, scalogno e erba cipollina. Il contorno include knepfle, un altro tipo di pasta fresca locale saltata in padella con carote e rapa e un’insalata di ceci.

DSC_4376-picLe porzioni sono abbondanti e generose e gli ingredienti genuini e saporiti proprio come piacciono a noi. Rinunciamo al formaggio (in Francia portata sacrosanta, prima del dessert) anche perché nel pomeriggio abbiamo in programma di scoprire da vicino proprio il famoso formaggio famoso eponimo di questa valle. Terminiamo in bellezza con un crémeux du Ried, una panna montata leggera al limone sopra uno strato di pan di spagna, sorseggiando una deliziosa tisana fatta anche questa in casa, a base di fiori diversi e colorati tra cui la calendola, e il sambuco.

DSC_4382-picDopo tanto buon mangiare un po’ di attività s’impone, ancor di più con una giornata di sole come quella che abbiamo. Raggiungiamo Munster, 10 km più a nord, attraversando foreste e valli incontaminate e qui incontriamo Elisabeth, Munsteriana doc che ci fa scoprire la sua città.

Le cicogne che svolazzano da un tetto all’altro ci danno il benvenuto in questa piccola città di circa cinquemila abitanti, con il loro caratteristico verso e , seguendo i consigli della nostra guida, facciamo attenzione e non passare troppo sotto i loro enormi nidi sparsi un po’ dappertutto, visto il rischio di “caduta rami” ben segnalato anche da diversi cartelli.

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Le antiche mura dell’abbazia
ancora presenti testimoniano del passato di questa città, costruita dai monaci che si insediarono qui intorno al 600 costruendovi un Monastero (da cui la città ha preso il nome).

Arrivati sulla Place du marché fa capolino la Chiesa protestante anche questa in arenaria rossa, fatta costruire da Hartmann (importante famiglia di industriali della città) alla fine del 1800, per fare in modo che anche i protestanti potessero avere la loro chiesa. Un aneddoto simpatico riguarda la il Leone presente sulla fontana di questa piazza. Gli anziani raccontano infatti che ogni qualvolta gli abitanti avevano qualche problema con i monaci, per ripicca giravano il leone in modo che avesse il posteriore rivolto all’Abbazia e sembra che l’abate non avesse alcun senso dell’umorismo.

DSC_4454-picLa nostra “greeter” ci racconta che gli Hartmann hanno contribuito molto allo sviluppo della città, costruendo alloggi per i loro operai, bagni pubblici (all’epoca il bagno in casa era un lusso che non tutti potevano permettersi) e persino il parco deve il suo nome (e la sua esistenza) alla ricca famiglia industriale. Abitanti e ai turisti adorano ritrovarsi tra gli alberi secolari dal fusto imponente, come il Ginkgo Biloba giapponese, ricordo di un viaggio in sol levante, e le impressionanti statue raffiguranti Sfingi e Grifoni, una volta appartenuti ad una spia di Napoleone.

Lasciamo quest’oasi di pace e di verde nel cuore di Munster per raggiungere Gunsbach, appena fuori città  dove visitiamo la “Maison du Fromage casa del formaggio in cui l’ospite d’onore è senza dubbio il Munster, formaggio a latte crudo famoso in tutta la Francia per il suo gusto unico e per l’odore tipico. Qui un itinerario ci guida attraverso le diverse fasi della produzione del formaggio e diverse volte al giorno c’è persino una dimostrazione dal vivo di come si svolgeva la produzione una volta con gli antichi strumenti in legno e seguendo la tradizione secolare che si conclude con un assaggio del formaggio fresco annaffiato con kirsch molto in voga da queste parti come dessert e che prende il nome di “Siaskas”.

DSC_4409-picOsserviamo le diverse forme di formaggio in esposizione per grado di stagionatura e colore (solo dopo 21 giorni il Munster può chiamarsi tale) e concludiamo la nostra visita alla casa del formaggio nello spazio esterno dove incontriamo le mucche della razza “vosgienne” riconoscibili dalla striscia bianca sulla schiena, a cui dobbiamo il latte che rende tutto ciò possibile.

DSC_4406-picLa giornata si conclude al Tulipier di Munster, Bed & Breakfast tradizionale e caloroso la cui proprietaria delizia i suoi clienti al risveglio con gustose marmellate fatte in casa come quella di rosa canina (cinorrodi) che ci da l’energia giusta per ripartire salutando questa valle dove siamo certi torneremo per scoprire altri tesori.

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