Angiò: sotterraneo, misterioso e delizioso!
Più la scopriamo e più ce ne convinciamo: la Francia è ricca di bellezze e tesori, con innumerevoli cose da vedere e regioni da scoprire! E per dei malati di “viaggite” come noi non ci può essere scusa migliore per visitare una nuova meta. Stavolta siamo partiti alla scoperta dell’Angiò (Anjou), una destinazione che ci ha sorpreso non poco!
Da Strasburgo c’è la comodità del TGV diretto fino ad Angers. Partiti di sabato mattina, quando la città dormiva ancora, eravamo ad Angers prima di mezzogiorno. Dopo aver lasciato i bagagli in albergo, appena di fronte alla stazione, abbiamo cominciato con una passeggiata nel mercato non lontano per farci un’idea dell’offerta gastronomica del capoluogo angioino.
Festeggiamo il nostro arrivo con due ostriche (meno presenti in Alsazia) che ci fanno viaggiare fino all’oceano per poi tornare in Angiò e provare i famosi rillauds (Specialità angevina preparata con pezzi di petto o di spalla di maiale, macerati nel sale e cotti nello strutto) prima di finire con un dolce locale. Continuiamo il nostro giro attraversando la Rue des Lices dove è un susseguirsi di invitanti vetrine ricolme di cioccolattini nonché dei famosi Quernons d’ardoise (specialità locale a base di torroncino caramellato e cioccolato che richiama, nel nome e nella forma, l’onnipresente Ardesia).
Tutte queste bontà fanno venire fame ma non possiamo sfamarci col cioccolato. Ci fermiamo da Osé, un piccolo ma grazioso ristorante con un menu semplice e buono, esclusivamente a base di prodotti di stagione. Il pesce e le lasagne alla zucca erano ottime ma ciò che ci è piaciuto di più è stato constatare la freschezza dei prodotti nonché vedere, ben esposta, la lista degli agricoltori locali (e biologici) che riforniscono il locale.
Dopo pranzo, proseguiamo il nostro tour cittadino fino alla fine del mondo… O meglio alla passeggiata omonima (Promenade du bout du monde) davanti all‘imponente Castello d’Angers. Un vero mastodonte, le cui diciassette enormi torri sembrano voler trasmettere la forza e la potenza dei Duchi d’Angiò (arrivati fino a Napoli – con il famoso Maschio Angioino – e alla Sicilia). Varcato il ponte levatoio, percorriamo i giardini fioriti alla francese e attraversiamo la cappella fino ad arrivare all’Arazzo dell’Apocalisse. Ci aspettavamo di trovarci davanti ai soliti arazzi che siamo abituati a vedere solitamente nei castelli ma stavolta la sorpresa è stata grande davanti all’enormità dell’opera, che con i suoi 800 m² ricopre le pareti di una sala che sembra non aver fine!
Le strade di Angers ci invitano a percorrerle, portandoci ai piedi della Cattedrale di San Maurizio, di un bianco immacolato, che raggiungiamo salendo la scalinata colorata che ne esalta ancora di più la bellezza, senza dimenticare le case a graticcio come la Casa di Adamo (Maison d’Adam) e le sue travi in legno finemente scolpite.
Facciamo un salto fino alla Maison bleue, edificio interamente ricoperto di mosaici blu e dorati i cui piani più alti scintillano sotto i riflessi del sole. Attirati dal soffitto vetrato entriamo poi nella Galleria David d’Angers, dove il sole illumina le opere scultoree esposte. Nel tardo pomeriggio ci ritiriamo in albergo per riposarci un po’ non prima di aver preso l’auto a noleggio alla stazione per poter meglio scoprire la regione l’indomani (inizialmente avevamo previsto di farlo in bici – da esperti quali siamo – ma le previsioni meteo ci hanno finalmente fatto optare per l’auto).
Usciamo nuovamente a sera attraversando la città per raggiungere Autour d’un Cep, un ristorante con una cucina di alto livello a prezzi ragionevoli. Anche qui solo verdure di stagione e solo il ripensare al Merluzzo in pasta Kataifi ci fa venire l’acquolina in bocca!
I paesi tra il fiume Maine e la Loira:
Secondo giorno in Angiò : ci lasciamo Angers alle spalle per esplorarne i dintorni cominciando con Béhuard.
Questo piccolissimo paesino, situato su un’isoletta della Loira, è frequentemente vittima di inondazioni. La visita è rapida considerate le dimensioni del villaggio (con tanto di Municipio!) ma non possiamo fare a meno di fermarci ad ammirare le stradine che sembrano uscire da un film nonché il Santuario dedicato alla Vergine Maria.
La nostra prossima tappa sarà Bouchemaine, ma al nostro arrivo la pioggia si farà battente, scoraggiando la visita del paese. Cerchiamo subito un riparo e lo troviamo – mai nome fu più azzeccato – all’Abri des bateliers (il riparo dei marinai) dove entrando il cartello “siete nel posto giusto” ci accoglie in un’atmosfera intima e calda. L’ultimo tavolo disponibile, vicino alla finestra ci aspetta e dopo un po’ vedrà arrivare una frittura e una choucroute entrambe rigorosamente di pesce. Mentre degustiamo queste bontà i vetri della taverna cominciano ad appannarsi e, come per magia, appena finito di sorseggiare il caffè, il cielo comincia a schiarirsi.
Ne approfittiamo per fare due passi lungo il fiume e nel paese, prima di proseguire verso Savennières. Cosa hanno in comune questi tre paesini? Chiese graziose, strade fiorite e piene di charme. Dopo un po’ l’orologio ci ricorda il nostro appuntamento al Castello di Brissac per l’ultima visita guidata della giornata. Arriviamo con un po’ di ritardo ma riusciamo fortunatamente a raggiungere il gruppo a visita iniziata da qualche minuto. Passiamo tra le diverse sale in questo maestoso Castello, ascoltando divertiti i simpatici aneddoti che la guida ci racconta sui diversi duchi e duchesse che lo hanno abitato nel corso dei secoli. Apprendiamo inoltre che il Castello è ancora oggi la residenza principale dei Duchi di Brissac (e, anche per questo, non si può visitare interamente).
Conclusa la visita, approfittiamo della tranquillità presente nel parco ma, prima di raggiungere il posto in cui passeremo la notte, ci divertiamo a metterci nei panni di Don Chisciotte alla ricerca dei (numerosi) mulini a vento presenti in zona. Ci fermiamo ad ammirare un magico tramonto dalle pendici di una collina, per poi prendere la direzione di Rochemenier.
18 ore sotto terra:
Giunti a Rochemenier vediamo un cartello che indica il nostro albergo e fermiamo l’auto sul parcheggio ma nessun hotel all’orizzonte. Il motivo è semplice, questo si trova letteralmente sotto i nostri piedi. Nei sotterranei di questo paese da secoli si scavano gallerie nel tufo. Inizialmente usate per conservare gli alimenti, i contadini del posto che non avevano alcuna terra per costruirsi una casa hanno poi cominciato a scavare dei cunicoli e cavità a scopo abitativo. Con l’arrivo del confort moderno queste abitazioni sotterranee sono state via via abbandonate e gli abitanti sono tornati in superficie. Tutti tranne uno, irriducibile (e lungimirante) personaggio che ha continuato a scavare per dar vita ad un ristorante troglodita. Qualche decennio dopo, contagiato anche lui dal virus, il nipote ci accoglie al Rocaminori, hotel sotterraneo e cavernoso ma con tutti i confort moderni.
Bilancio della notte: con la pietra che isola dai rumori esterni, si ha l’impressione di dormire come sotto una campana di vetro. Dopo una colazione (sempre sotterranea) proseguiamo la nostra visita dell’Angiò nella regione di Saumur.
La mattinata è tutta in tema “underground” viste le numerose gallerie sotterranee presenti in questa zona. Esploriamo la “Cave aux Moines” (Cantina dei monaci) un luogo che ospita un ristorante, una fungaia e una discoteca, ci si potrebbe perdere talmente è grande! Scendiamo lentamente nelle viscere della terra per scoprire come fino agli anni 60 del secolo scorso, qui si lavorava ed estraeva il tufo, per poi giungere in una zona dedicata all’allevamento e alla riproduzione delle lumache, dove centinaia di chiocciole (pur essendo ermafrodite) si fecondano allegramente restando attaccate le une alle altre per ore (e per i dettagli ci fermiamo qui). La visita si conclude alla fungaia dove crescono un enormità di funghi di diverse specie, dagli Champignons agli shiitake passando per i Pleurotus, tutti utilizzati nella cucina del ristorante.
Dopo pochissimi chilometri costeggiando la Loira arriviamo a Saumur, dove, dal 1884 grazie all’ambizione di una donna nota oggi come Vedova Amiot (Veuve Amiot), si produce lo spumante omonimo. Visitiamo la cantina e scopriamo la storia di quest’antica casa vinicola così come il processo di produzione che da vita allo spumante. Sia la produzione che lo stoccaggio vengono realizzati nella cantina che è anche qui un’enorme galleria scavata nel tufo.
Pur uscendo all’aria aperta tra una grotta e la galleria sotterranea che segue, restiamo circondati dal tufo anche per pranzo, a pochi metri dall’azienda vinicola, per assaggiare una specialità locale che prende il nome di “fouée”, pane cotto al forno a legna che ricorda un po’ il saltimbocca a base di pasta della pizza. Qui accompagnano i funghi farciti, i rillauds o anche le lumache. Al menu della Table des fouées non passa inosservato neanche il Crémet d’Anjou, dessert che avevamo già adocchiato ad Angers. Abbiamo quindi approfittato dell’occasione per assaggiare questo gustoso dessert, a metà strada tra ricotta e panna montata.
Dopo ore trascorse in visite sotterranee (non male visto che fuori pioveva), quando le condizioni meteorologiche si fanno più favorevoli e le nuvole si diradano cogliamo l’occasione per prendere un po’ d’aria imbarcandoci su un battello accostato a Montsoreau. Gettati gli ormeggi lì dove la Loira biforca per far spazio alla Vienne, ci facciamo cullare dal dolce scorrere del fiume ammirando i colori cangianti dell’autunno e i cormorani che prendono il volo.
Anche qui la visita avrebbe potuto essere enogastronomica, se non avessimo appena finito di mangiare, visto che Denis, il capitano e fondatore di Loire Vins Aventure (Loira Vini e Avventura) è innanzitutto un viticoltore che ha come seconda passione quella per il fiume.
Il livello del fondale è molto basso a momenti ma il nostro capitano scruta con attenzione il fondo riuscendo a portarci sani e salvi al porto (ad ogni modo, con un letto matrimoniale ed una cucina, la barca ha tutto il necessario anche per “lunghi soggiorni”).
Scendiamo più a sud allontanandoci dal fiume per arrivare all’Abbazia di Fontevraud. Inizialmente non convinti di essere al posto giusto (l’Abbazia non si vede dalla strada) basta qualche passo una volta parcheggiata l’auto, per rendersi conto di quanto grande sia l’area.
Visitiamo questo luogo atipico, fondato da Roberto d’Arbrissel, unica abbazia mista diretta da una donna, poi luogo di sepoltura della Famiglia reale dei Plantageneti ed infine una delle prigioni più rigide di tutta la Francia.
Oltre alla bellezza del posto e del sito a questa particolare ora del giorno apprezziamo in modo particolare il lato ludico della visita. Considerata la grandezza dell’Abbazia, la visita sarebbe infatti lunga da fare d’un pezzo senza i numerosi film d’animazione, modellini meccanici interattivi a manovella, lo schermo che permette di creare un disegno (o murales) da proiettare sulle mura in pietra, le opere in LEGO create dai visitatori, il circuito e le macchinine in legno per ripercorrere l’avventura frenetica delle numerose evasioni dal carcere etc. etc. (ok, le macchinine sono riservati ai bambini e vi assicuriamo di non averle utilizzate ma per il resto non ci sono limiti d’età)
A fine giornata arriva il ben meritato riposo e lo troviamo già per cena al bar dell’Abbazia: l’iBar. Il nome ci ha incuriosito e abbiamo subito capito il come e il perché. La tavola digitale propone una serie di giochi, quiz sull’Abbazia e la regione, per aspettare la cena in modo intelligente ed interattivo. Dopo cena, un’infusione e una lunga partita a scacchi prima di una dormita nel comodissimo letto dell’Hotel Abbazia.
Ultimo giorno in Angiò: i prodotti locali
Il giorno sembra voler restare ancora a letto quando ci alziamo per fare colazione con vista sul magnifico chiostro prima di lasciare l’Abbazia. Non lontano dal paese, entriamo nella proprietà Mestré per visitare uno dei pochi saponifici artigianali del nostro tempo. In questa impresa a conduzione familiare si creano e tagliano le saponette prima di farle asciugare a lungo. Il vantaggio di questo sapone artigianale è la sua unicità, i colori e le striature possono variare, così come le forme e la lista degli ingredienti è semplice e comprensibile (cosa rara oggigiorno). Ma il prodotto faro del saponificio Martin de Candre, che sta avendo un successo enorme in rete, è senza dubbio il sapone da barba destinato ad hipster moderni e aficionados della rasatura all’antica.
Di ritorno a Saumur, ne scopriamo il centro, passeggiamo lungo la Loira e pranziamo sulla Piazza della Chiesa. Sulla strada per Angers, ci fermiamo, nella sua periferia, a Saint Barthélémy d’Anjou per visitare il Carré Cointreau la distilleria del Cointreau (tutta la produzione viene da qui prima di essere spedita nel mondo intero).
Conoscevamo anche noi questa famosa bottiglia, presente in qualsiasi bar degno di questo nome, ma dobbiamo ammettere che ignoravamo che che venisse prodotto in Angiò dove ogni giorno arrivano interi sacchi di scorze d’arancio che profumano del loro caratteristico odore l’intera sala degli alambicchi. Durante la visita scopriamo che negli anni è stato copiato, imitato e contraffatto numerose volte, una simpatica esposizione ne illustra la storia attraverso foto d’epoca e locandine pubblicitarie. L’odore di arancio ci accompagna fino all’uscita prima di risalire in macchina e raggiungere il nostro treno per Strasburgo.
Consiglio pratico: pensate al City Pass Angers per l’accesso gratuito ai musei e sconti sui trasporti, noleggio bici o parcheggio
Tutte le foto dell’Angiò:
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