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Road trip Marocco – 15/17 giorno: La valle felice

Dopo una parentesi sulla costa atlantica e il puro relax ad Essaouira, cominciamo a fare ritorno verso casa (pur mancando ancora qualche giorno al nostro arrivo) tornando all’interno del paese.

Lalla Takerkoust

La prima tappa di questo ritorno nell’entroterra è la diga di Lalla Takerkoust. Non ci soffermeremo a lungo, giusto il tempo di un pranzo. Diversi i ristoranti presenti, ne sceglieremo uno con una terrazza panoramica con vista sul lago artificiale. Fa molto caldo (siamo pur sempre ad inizio Luglio) , in strada non si vede anima viva, sulle rive del lago idem… solo pochi turisti sparsi qua e là tra cui alcuni che si dilettano con le (costosissime e rumorosissime) moto d’acqua.

L’acqua non ci appare così invitante al punto da bagnarci, non aspettiamo di cambiare idea e ci rimettiamo in auto per la prossima meta.

Ourika

Attraversiamo campagne, campi di grano dorati a perdita d’occhio, abitanti alle prese con la mietitura che separano il grano con una macchina, o ancora più spesso all’antica con una lavorando con una semplice falce. Incrociamo asini carichi di paglia o in assenza di animali questa è caricata sulle spalle.

Nel tardo pomeriggio arriviamo ad Ourika, in un luogo così diverso dalla realtà che ci circonda: un piccolo chiosco a bordo piscina il cui blu risalta rispetto al giallo oro dei paesaggi circostanti, ma anche un giardino dove troviamo sia piante di pomodoro che una infinita varietà di verdure, olivi, mandorli e diversi altri alberi da frutta. Sorseggiamo l’immancabile thé alla menta a bordo piscina e ci riposiamo un po’ in una camera tanto immensa quanto lussuosa. (voyage de noces oblige!)

Resteremo solo una notte ad Ourika, in quanto abbiamo intenzione di scoprire la sua famosa valle, ai piedi dell’Alto Atlante.

Le sorgenti di Setti Fatma

La mattina seguente, prendiamo la strada per Demnate, facendo prima un salto a Setti Fatma. Questo luogo, ad un certo livello di altitudine,consente di fare bellissime escursioni e godere della freschezza delle sorgenti termali dei dintorni. Alcuni rivoli addirittura attraversano la strada e più si sale, più sorgenti ci sono. Il posto ci ricorda Oum Rabia dove ci siamo fermati il nostro primo giorno di viaggio, con una differenza: qui siamo vicino a Marrakech, almeno abbastanza vicini da incontrare molti turisti che soggiornano nella “città rossa” e fanno una gita di un giorno a Setti Fatma.

Lungo la strada, un uomo che indossa un gilet giallo ci fa segno di fermarci a mo’ di vigile. Ci chiediamo quale sia il problema perché la strada non sembra essere chiusa. E a guardare bene non c’è nessun problema, è solo un modo per obbligarci a fermarci nel “suo” parcheggio per andare in un particolare ristorante. Notiamo dozzine di parcheggiatori identici su circa 2 km di strada. Dopo aver trovato il punto più interessante, parcheggiamo l’auto dove decidiamo noi e proseguiamo a piedi. Dopo più di 2 settimane di guida, tra deserto, montagna, foreste, e sterpaglie nonché sul mare, l’auto è in uno stato pietoso….. Ci divertiamo a disegnare sulla polvere perché, dopo tutto, un’auto sporca è anche un segno che ci siamo goduti quest’avventura fino in fondo.

Ci incamminiamo un po’ lungo il fiume, attraversiamo ponti improvvisati incrociando le dita per evitare di scivolare e andiamo a bere un pom’s ricco di zucchero (una bibita gassata al gusto di mela) in un piccolo “ristorante” con i piedi nell’acqua. Ce ne sono decine che si susseguono e si assomigliano, con sedie di plastica o cuscini e coperte, all’ombra o al sole, la scelta è quella. Ma un po’ di frescura fa proprio bene..

Quando ci siamo riposati a dovere, riprendiamo la strada per Demnate, ma prima, per pranzo, ci fermiamo a pochi chilometri di distanza per pranzare in un grazioso giardino fiorito con un nome davvero appropriato: Ourika garden.

Ancora un po’ di guida e alla fine della giornata arriviamo finalmente a Demnate.

Il Giardino dell”Eden è a Demnate!

Lasciamo i nostri bagagli in un luogo davvero incantevole dove, dulcis in fundo, siamo solo noi. Fin dall’inizio del nostro viaggio, i Riad e le Kasbah dove siamo stati erano quasi tutti vuoti perché Giugno-Luglio è bassa stagione: o fa troppo caldo e i turisti prediligono il sud del Marocco negli altri mesi dell’anno. Tra la piscina naturale (senza cloro o prodotti chimici, la pulizia dell’acqua è dovuta alla buona manutenzione ma anche alle piante che la filtrano), le sdraio e l’amaca tra gli ulivi, ci si sente come dei bambini in un negozio di caramelle.

Prima di cena, facciamo una passeggiata nel giardino terrazzato, un vero e proprio eden dove si può trovare di tutto, persino gli alveari con le api all’opera! La cena è molto diversa dalle infinite e solite tagine: qui abbiamo detto a che ora volevamo cenare e tutto è stato preparato come fossimo a casa nostra, con un tocco in più. La vita da Re deve essere questa! A questo tproposito ci sono due gatti che fanno la bella vita: spaparanzati sui divani a bordo piscina. Chissà che non abbiano anche ricevuto gli avanzi del delizioso pollo allo zafferano (o il poco che abbiamo lasciato)

Chiediamo consigli per il giorno dopo perché vorremmo fare un’escursione nei paesi della valle. Il nostro interlocutore si dimena per trovarci una guida, ma in bassa stagione non c’è nessuno disponibile nei dintorni. Non ci lasciamo scoraggiare, gli chiediamo un parere e alla fine decidiamo di andare ad Ait Bouguemez, la famosa “valle felice”.

Ait Bouhli e la generosità marocchina

Ait Bouguemez è a circa 90 km ma ci vogliono almeno 2 ore e mezza in auto da Demnate, quindi non proprio la porta accanto per una semplice passeggiata. Partiamo presto e portiamo dei panini. La strada è in condizioni pazzesche, il paesaggio è assolutamente meraviglioso con colori diversi ogni 5 minuti. Ci fermiamo di tanto in tanto per goderci il paesaggio e scattare delle foto ma la strada è lunga, quindi non possiamo fermarci troppo se vogliamo avere tempo a sufficienza una volta sul posto. Dopo più di 2 ore di guida, arriviamo in un piccolo villaggio chiamato Ait Bouhli e decidiamo di fermarci a piedi perché guidare così piano stanca e alla fine è forse bello quanto il posto che volevamo vedere inizialmente.

Qui un ragazzo che parla francese ci dice che incamminandoci a piedi non troveremo nulla, che possiamo semplicemente proseguire fino al fiume e tornare indietro perché dopo non c’è niente ma che possiamo seguirlo fino all’uscita del paese perché dopo ci sono paesaggi bellissimi e un piccolo villaggio più pittoresco. Lo seguiamo e parcheggiamo l’auto dove ce lo indica.

Proseguiamo a piedi su un sentiero scosceso e pietroso, da dove possiamo vedere il fiume e le donne che lavano i panni a mano. Sembra di essere in un’altra epoca… Dopo pochi minuti di cammino in questo paesaggio semi-montuoso e arido, vediamo un villaggio con case di argilla. Vi ci dirigiamo. Una volta lì, ci fermiamo all’ombra di un albero perché fa molto caldo e abbiamo bisogno di un po’ di ombra. Potremmo bere tutta l’acqua del giorno, ma restiamo ragionevoli: dobbiamo lasciarne un po’ per il resto della passeggiata e per il ritorno. Poco lontano un gruppo di bambini gioca spensierato e ci osserva curioso da lontano.

Siamo qui, sotto quest’albero, e abbiamo difficoltà a decidere se tornare sotto quel sole cocente. Quando cominciamo a pensare che è ora di alzarsi, vediamo un uomo camminare con dei bambini, ci saluta e continua la sua strada. Dopo qualche minuto torna indietro. e ci fa segno di seguirlo a casa sua. Non lo sappiamo ancora ma stiamo per vivere uno dei momenti più belli e autentici del nostro viaggio.

Quest’uomo ci ha invitato a casa sua, parla francese quanto noi parliamo marocchino, cioè poche parole, ma non abbastanza per comunicare sul serio. Poco importa, ci presenta la sua famiglia, suo padre, malato, che vive qui, sua sorella che viene da Agadir dove lavora in una piantagione di pomodori. Lui, come sua sorella, ha fatto il viaggio per venire a trovare il padre malato, suo figlio piccolo e la sua nipotina. Lui vive a Taroudant, dove sembra faccia l’allevatore (almeno lavora nel settore del latte). Un tavolino in plastica è l’unico mobile attorno al quale si riunisce la famiglia. Alcuni poster religiosi decorano le pareti, il pavimento è coperto da un tappeto. Queste persone che non hanno nulla non solo ci hanno invitato a casa loro, ma vogliono anche offrirci da mangiare. Ci rifiutiamo perché siamo imbarazzati e abbiamo già dei panini. Accettiamo però con piacere il tè e condividiamo un piccolo panino, del pane e una scatoletta di tonno che hanno aperto. Prima di partire, ci tengono anche a mostrarci la stanza dove tessono i tappeti, non per venderli, ma per le loro esigenze personali.

La discussione è limitata, ma la gentilezza di queste persone ci tocca davvero molto. Facciamo una bella foto ricordo che gli mandiamo, ma non la pubblicheremo per non violare la loro privacy. Ci siamo scambiati i nostri numeri whatsapp, la comunicazione scritta è quasi impossibile, ma a volte ci mandiamo foto o ci scambiamo frammenti di frasi, con l’aiuto di un amico marocchino “traduttore”.

Il ponte naturale di Imi N’Ifri

Sulla via del ritorno a Demnate, ci fermiamo a Imil Ifni, per vedere una formazione rocciosa naturale a forma di ponte. Il passaggio richiede un po’ di agilità, a volte saltando da una grossa roccia all’altra, facendo attenzione a dove si mettono i piedi perché una slogatura in mezzo al nulla è sempre fastidiosa. Il posto, molto fresco, è anche luogo improvvisato di bagni nonché rifugio per molti uccelli, quindi vi consigliamo di coprire la testa perché è meglio avere una regalino su un cappello che tra i capelli.

Ancora pochi giorni di viaggio al termine di questo tour del sud del Marocco in piena estate. In programma per la fine: imponenti cascate, un lago in mezzo alle terre rosse aride e delle lussuose terme. Continua….

Tutte le foto del viaggio nel sud del Marocco:

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