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Mykonos e i suoi angoli di paradiso nascosti

Prima di mettermi in viaggio per l’InterRail Estate 2014 (che potete seguire live via Facebook ) e di cui scriverò presto un articolo anche qui, ho pensato che quella potesse essere un’ottima occasione per scoprire per la prima volta le tanto rinomate isole greche. Dopo uno sguardo in rete alla miriade di isole e isolette una più bella dell’altra decido, per motivi logistici (non tutte le isole hanno un aeroporto o un porto cui si può arrivare direttamente dall’Italia) di optare per le più note: Mykonos, di cui tanto avevo sentito parlare e Santorini, le cui foto me l’avevano fatta da tempo inserire nella lista delle destinazioni da visitare.

Due notti in ciascuna isola, mi dico che dovrebbero bastare per avere un assaggio minimo dei luoghi. Lascio Ischia, la mia isola, il giorno di Ferragosto, nel suo periodo più caldo (in tutti i sensi) ma per un attimo sull’aereo che da Napoli mi porta a Mykonos ho l’impressione che tutto il “peggio” del diciottenne-casinaro-cafonazzo-italianomedio che affolla Ischia la settimana di Ferragosto abbia deciso di inseguirmi. Certo, mi direte, Mykonos è come Ibiza ed è risaputo che ci va chi vuole fare festa. Quello che non immaginavo è che a “fare festa” fossero quasi unicamente quel tipo di “turisti“.

In realtà il quadro va chiarendosi una volta arrivati. Banalizzando un po’ si potrebbe dire che l’isola si divide due tipi di turisti: i diciottenni-casinari-cafonazzi-italiani-medissimi che girano inscooter per le strade dell’isola come non l’avessero mai guidato prima, senza casco, ubriachi (drogati?) urlando e cantando e facendo la spola tra “Paradise beach” e “Super Paradise beach” dove si “divertono” con gli eccessi tra musica a tutto volume 24/24, fiumi di alcol e sesso in libertà. Poi ci sono quelli che (generalmente over 25) desiderano semplicemente godersi la vacanza in totale relax alla scoperta di spiagge deserte con acqua cristallina, assaggiando l’ottimo pesce alla griglia e degustando un buon bicchiere di vino locale. Avrete già facilmente indovinato in quale delle due categorie rientra chi scrive.

Restando solo due notti e arrivando al tramonto mi dico che sarebbe una buona idea vedere il centro di Mykonos già la prima sera. Non prima di aver messo qualcosa nello stomaco e dopo essere uscito dall’albergo mi imbatto in “Andreas & Maria” un tipico ristorantegreco dove assaggiare un’ottima insalata greca e specialità di mare alla griglia.

Per raggiungere il centro non mi resta che cercare la fermata del bus più vicina. Gli autobus, caratteristici e con musica greca di sottofondo, collegano facilmente il centro con i punti principali dell’isola fino a tarda notte. Il cuore del centro mi ricorda un po’ Sant’Angelo d’Ischia: un labirinto di stradine pedonali pavimentate con i tradizionali sassi bianchi piene di boutique, ristoranti e baretti con musica di tutti i tipi. Salta subito agli occhi (o piuttosto alle orecchie) la forte presenza, tra i turisti, di italiani e gay (già negli anni ’70 Mykonos era tra le più note destinazioni “gay-friendly“)

Tra le stradine spuntano una dopo l’altra le chiesette dai classici colori ellenici (bianco e blu) che si susseguono con una frequenza tale che finisco per pensare di star girando in tondo e, proprio quando comincio a pensare di essermi “perso” in quel dedalo e il caldo eccezionale di quei giorni (40°C) mi spinge a cercare refrigerio mi ritrovo di fronte il “cinema-caffé manto con un giardino interno che si rivela una vera e propria oasi verde nel centro di Mykonos dove reidratarsi con una macedonia di frutta al fresco delle palme o guardando un film all’aperto.

Il secondo giorno, nell’ottica di ottimizzare il tempo a disposizione, decido di noleggiare uno scooter. L’impresa però si rivela più ardua del previsto: complice la settimana di ferragosto (altissima stagione) non ci sono scooter disponibili e riesco in extremis a trovare unQuad. Il mezzo si rivela comunque la cosa migliore per vedere quanto più possibile dell’isola se si vuole andare alla ricerca di posti ancora fuori dal circuito turistico di massa.

Consigliato dalla proprietaria dell’hotel in cui alloggio mi dirigo all’opposto delle spiagge più “casinare” ed affollate di Paradise beach eSuper Paradise beach in direzione nord – la spiaggia “sconosciuta” è qui. E in effetti dopo aver lasciato la strada principale il paesaggio diventa desertico, la strada è sterrata e sembra di essere – senza esagerare – in una delle “strade” che collegano l’Afghanistan al Pakistan. Ed è proprio quando comincio a pensare di dirigermi verso il nulla assoluto che si apre davanti ai miei occhi un panorama da sogno. Una piccola baia con sabbia rossastra e acqua cristallina praticamente deserta (si sente solo parlare greco, il che è un ottimo segno). Unica prova della presenza umana la taverna sulla collinetta dietro la piccola spiaggia.

Rimango così preso da questo posto unico che resto fino a quando il sole comincia a scomparire dietro le colline. L’unica cosa che riesce a farmi abbandonare – seppur temporaneamente – quel lido paradisiaco è il fumo che vedo in lontananza provenire dalla taverna che verso pranzo comincia a cucinare il pesce alla griglia.

L’ora del tramonto si avvicina e mi dirigo verso i famosi mulini a vento di Mykonos che la sera prima non avevo visto e danno il loro meglio al calare del sole. Sul posto, affollato da turisti di diverse nazionalità, mi fermo ad ammirare la dolce luce del sole al tramonto sui mulini e in un lampo è già sera.

L’ultima sera ritorno in centro (questa volta motorizzato) per esplorare ciò che non avevo visto la sera prima tra cui il vecchio porto. Quando lo stomaco comincia a brontolare comincio a cercare qualcosa che non sia il tipico locale “acchiappa turisti” e per questo mi affido all’ottimo “fiuto” della foodblogger che mi accompagna. Anche questa volta non sbaglia e ci ritroviamo da “Maerejo” dove allietare il palato con deliziosi piatti tipici della tradizione culinaria ellenica quali il “bakia ezmesi” (hummus di fave), “Melitzanosalata” (insalata di melanzane) e tante altre leccornie.

Il terzo giorno è il momento di lasciare Mykonos alla volta di Santorini. Appuntamento al porto per prendere il traghetto al cui arrivo sono piacevolmente sorpreso nel notare come questo sia in realtà una “nave veloce” più nuova ed efficiente di quelle in servizio nei nostri mari (golfo di Napoli docet). Inoltre, per la serie “miti da sfatare” constato come la polizia faccia regnare un’ordine che neanche da noi esiste non lasciando avvicinare alcun pedone alla banchina già mezz’ora prima dell’arrivo della nave. L’imbarco (migliaia di persone) si fa in un batter d’occhio in quanto il controllo dei biglietti avviene non al portellone della nave ma una volta a bordo.

Non mi resta che sistemarmi al posto godendomi il meraviglioso paesaggio dell’Egeo con le sue isole (la nave sosta a Paros e Naxos) e attendere l’arrivo a Santorini con in testa le immagini degli angoli paradisiaci di Mykonos appena lasciata.

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